LETTURE SERALI, CITROEN C3 AIRCROSS

“IL LIBRO” – L’OSSERVATORE
EPISODIO 3 – 0 / – INTRO – Gli piaceva scrivere, non aveva importanza il posto.
Gli piaceva scrivere di notte, quando la città muore, ogni rumore si spegne e persino le luci, quelle orribili luci ai vapori di sodio, la illuminano come una camera mortuaria. Quelle luci che farebbero passare ogni voglia, velleità, di scrittore anche ad un cassamortaro in una camera ardente. I suoi pensieri volano oltre i confini dell’universo, attraversano i buchi neri per entrare in altri spazi, comunicare con altri, impensabili, inimmaginabili, nuovi mondi, nella speranza di trovare la creatività che gli serve per scrivere il suo libro giallo.
Guarda dentro di sé e trova gli elementi universali della creatività,
follia, pazzia, rabbia e ribellione.
Fantasia.
E’ così che nascono questi inconsueti test drive.
È così che l’Autore passa le notti, come ora, come sempre, viaggiando tra un po’ di dinamica di marcia, l’immaginazione di un atto feroce del suo protagonista contro i cattivi o i finti buoni perbenisti. Per smaltire il “disappunto” per la questione Osiraq. Un nome vero di un posto vero nel deserto di qualche paese nella lista dei cattivi stilata dall’occidente corrotto.
Oppure esplorando con dovizia di particolari e molta fantasia quell’argomento da rivista cellophanata che tanto gli piace, utile per punteggiare di viola, il colore della trasgressione per “Lui”, i suoi racconti. Brevi cenni per far si che la lettura sia sempre avvincente, emozionante e mai noiosa. Che ci sia la ricerca del paragrafo successivo per leggere come si conclude una storia, per leggere come “Lui” vorrebbe applicarsi per accontentare le fantasie più segrete della mente dell’essere superiore. Una Donna.
Deve catturare la mente il suo scrivere, deve lasciare il desiderio di leggere ancora, di cercare nelle pagine più innocenti dei suoi luoghi di pubblicazione dove “Lui” potrebbe aver nascosto la più lussuriosa azione di erotismo per la Mente. Altrimenti ci sono le “cartelle stampa”. Un bel copia/incolla e l’articolo è pronto. Ma così non lascia traccia, i miei test drive se li ricordano, invece.
Sono coinvolgenti.
Provocano, e ti lasciano al palo perché “Lui” interrompe la descrizione.
Ma la riprende da un’altra parte, forse nascosta dietro il bianco candido di una automobile fotografata per il suo innocente colore. Che nasconde gli abissi del piacere della lettura.
1 / – Era una sua abitudine di sempre quella di sedersi in punti strategici, in qualsiasi locale.
Aveva imparato presto che il vantaggio sull’avversario si costruisce con il tempo ed è la somma di tanti piccoli dettagli, di comportamenti apparentemente insignificanti che ad un analista, però, mettono in luce i segreti di chi è in osservazione.
Serve creatività ed immaginazione, serve fantasia, serve la capacità di immedesimarsi nell’altra persona, di scendere nel suo animo, di pensare come lui ed al tempo stesso al contrario di lui.
Serve il sesto senso.
Dote di pochi.
“Lui” è infallibile in questo ambiente, forse perché diffida di tutto e riesce ad immaginare quel che le persone vogliono nascondere. Mente fine oppure ha un suggeritore occulto?
“Lui” aveva costruito così l’esperienza di cogliere le sfumature dell’ambiente circostante.
Gli bastavano pochi dettagli, l’abbigliamento, la cura del corpo, delle mani, ad esempio.
Ordine o trascuratezza dicono molto della persona, più delle sue parole.
Ti svelano aspetti che possono, in anticipo, dirti a chi sei difronte o con chi sei a tavola, condividi un letto, una casa, una vita.
Gli bastava osservare come e quanto usava lo smartphone e mentre osservava il bersaglio non perdeva d’occhio chi gli era vicino. Era interessante e maledettamente istruttivo osservare chi guardava la sua preda, forse più della preda stessa.
Leggere stupore, indignazione, rabbia o indifferenza nella persona accanto alla preda gli raccontava molto della preda stessa.
Un po’ come quel detto popolare, da tenere a mente quando si cerca una compagna di vita o del “momento“: “guarda la madre e capisci la figlia”.
Non sbaglia mai, il popolino.
In questo momento “Lui” era un predatore e stava studiando con attenzione quel tavolo di fianco al suo.
Il predatore non avvisa, colpisce.
C’erano diversi motivi d’interesse.
Aveva bisogno di azione, uno, aveva bisogno di fare qualcosa di eclatante, due.
Qualcosa che potesse suscitare un polverone per capire le reazioni della cellula qualora qualcuno si fosse avvicinato e avesse avuto in qualche modo un comportamento capace di generare sospetti.
2 / – Guardava gli avventori e li sondava con attenzione cercando di capirne l’adattabilità ad uno dei suoi scopi. L’idea di tornare al suo poligono per un po’ di allenamento gli piaceva ma più guardava quei quattro più pensava che sarebbe stato davvero un peccato usarli per un’azione eclatante. Si vede che in quel momento, tra quei tavoli ed il via-vai di gente che Lavora per davvero, affioravano buoni pensieri, tornava a galla la parte buona, quella debole, del suo carattere.
Quel posto, il ristorante del suo Amico, gli regalava serenità ed era il rifugio ideale per trovare ispirazione per la scrittura.
Li guardava negli occhi. I suoi pensieri erano lontanissimi da quegli occhi.
I suoi pensieri disegnavano scene di altri mondi.
Soprattutto pensava a quel che i suoi obiettivi nascondevano, tentavano di nascondere.
Aveva imparato da tempo che vale di più quello che non è detto e raccontato di quello che le persone raccontano.
Aveva fatto suo, da tempo, il principio “dove c’è poca chiarezza c’è molta menzogna”.
Alla fine decise.
Nulla sarebbe rimasto senza giustizia.
Avrebbe adottato, per colpire, la tecnica che più gli piaceva: l’indifferenza.
Nessun rumore, nessun segnale di vita.
Sparizione totale.
Del resto per chi indossa magliette di bancarella…
Lo squalo, il Grande Bianco, nuota in profondità tra le alghe della Seal Island.
Lui nuota, non fa rumore.
Cinquanta metri sott’acqua non fai rumore.
Altri predatori di vertice prima di un attacco qualche impercettibile suono corrono il rischio, inconsapevole, sia emesso.
Dal ruggito temerario al filo d’erba mosso inavvertitamente.
Il dorai non vuole mettere sull’avviso la preda ed il colpo del Mauser .423 andare a vuoto.
Il Grande Bianco no, non sbaglia.
Nuota silenzioso ed aspetta.
Ha capacità di aspettare, il Grande Bianco, a lungo.
3 / – Gli mancavano gli appostamenti in attesa della preda.
Gli mancava lo studio delle situazioni di vita della preda.
Gli mancava l’analisi del quadro di vita intorno alla preda.
Gli mancava quella adrenalina che girava nel suo corpo nelle settimane che precedevano il momento in cui il mirino inquadrava la preda.
Quel gusto sottile, sì, perverso, di avere sotto il suo indice potere di vita o morte della sua preda.
Adorava quella sensazione di controllo.
Non era il suo punto debole, riusciva a controllare anche quelle pulsioni.
Era freddo e cattivo.
Ma in quel momento, davanti a quella pasta e ceci, gli tornavano in mente altri giorni.
I giorni del coglione.
Apparente coglione.
Col tempo, sarebbe stata una sorpresa.
Mai sottovalutare l’avversario, sì ormai era un avversario.
Stava zitto ed ingoiava rospi.
Compreso quello della maglietta con l’abbronzatura da muratore.
Sapeva che prima o poi sarebbe giunto il momento ed avrebbe potuto mostrare chi fosse davvero.
Tirare fuori le palle.
Come si dice.
Ed allora l’adrenalina tornava in circolo.
E con l’adrenalina in circolo fiorivano le idee.
La creatività era il suo forte.
Aveva, tra un pensiero e l’altro, individuato chi.
Chi tra quei quattro sarebbe stato il suo esploratore, meglio osservatore.
E l’avrebbe mandato dal medico.
Doveva giocare come il gatto con il topo, doveva mandare qualcuno ad osservare qualcosa. Doveva trovare, insomma, un Osservatore.
Un robot umano.
Una persona sveglia, scaltra, uno svelto di cervello che – a sua stessa insaputa – gli riferisse senza sapere di farlo quel che a “Lui” interessava.
Ed allo stesso tempo “Lui” avrebbe visto le reazioni di chi avvicinato dal suo Osservatore si sarebbe sentito in una situazione di disagio, quantomeno sospetta.
Del resto se hai bisogno di nascondere qualcosa, se nascondi qualcosa, sei guardingo.
Perché se non lo sei il predatore attacca ed uccide.
Aveva bisogno di un’esca per stuzzicare la reazione della cellula.
L’aveva trovata.
Un’esca perfetta.
Una ricorrenza perfetta.
Significativa.
Non una banale data di calendario, passaggio del mese, passaggio dell’anno, dell’età che avanza.
Sapeva che l’obiettivo, quel santo giorno, sarebbe stato all’erta.
Troppo facile così.
La imprevedibilità, l’attacco di sorpresa, sono le situazioni inattese che distruggono l’avversario.
Annientamento fisico ed annientamento dell’orgoglio perché “Lui” è stato capace della dimostrazione della profonda conoscenza del suo avversario.
Sono attacchi mortali.
Rimani in vita ma dentro sei distrutto.
4 / – Ora, risolto il pensiero dell’obiettivo e di chi avrebbe, all’oscuro della trama generale, collaborato alla riuscita del piano poteva concentrarsi sull’attività di facciata.
Un’attività che gli piaceva.
Gli permetteva di giocare con uno dei due feticci preferiti: le macchine fotografiche.
Ne aveva anche un altro, ma sono cose che non si raccontano in una fascia televisiva protetta. Ma qui sì. Nel segreto del web, di queste pagine note solo a pochi invitati potrebbe essere propenso “Lui” a confessare la sua voglia di adorazione, di appoggiare le labbra su quel nero del blackheel e certi colori di smalti. Non tutti. Solo alcuni colori. E di lì con tutto il tempo che serve salire… salire lentissimo per far aumentare il desiderio di chi si concede per altre esplorazioni ancor più desiderate e da “Lui” considerate un’arte d’oratoria di primo livello ed imprescindibili, fondamenti per il coinvolgimento profondo, quello della mente. Da sempre per “Lui” il primo ed unico vero, potente, strumento di sconvolgenti emozioni dalle tinte accese, violente di ardente desiderio e passione. Ma non per l’aria che passa.
L’aria che passa è trasparente per “Lui” proprio come l’aria è invisibile, non gli interessa.
L’aria, quella vera, questa sera gli servirà.
Inspirerà a lungo, profonde aspirazioni d’aria e violente espulsioni per ottenere l’iperventilazione per riempire di ossigeno i polmoni.
Necessario per l’immobilità totale.
Proprio come si allenava d’inverno in attesa di profonde immersioni in apnea.
Da solo, per il gusto di trovare il limite, toccare la sabbia e una volta in superficie controllare il cronometro. Che raccontava di due minuti e mezzo in assetto variabile ed in movimento.
Avesse continuato… secoli dopo qualcuno gli propose una parte in un “corto” siciliano. Avrebbe dovuto interpretare la figura di un noto subacqueo.
Gli sarebbe piaciuto ma Paolo era uno stronzo.
E l’omonima, di chi forse legge, potenza siciliana, che se lo sarebbe sbattuto al muro per scoparselo a sangue, prima e dopo le foto di rito per i suoi libri e le pagine web, forse lasciò cadere la proposta per evitare casini oppure, più credibile, perché quello stronzo di Paolo era un gran fanfarone ed il film che venne prodotto non era un granché.
Qualcuno lo definì peggiore di un “porno di parrocchia”.
Il fiato gli servirà.
Dovrà trattenere a lungo il respiro prima di premere il grilletto per far esalare l’ultimo respiro alla vittima prescelta.
Il tiro notturno ben oltre ogni record dichiarato è un “affare divertente”.
Pregusta il momento dello sfiorar il grilletto per dare, finalmente, il colpo di grazia.
Questa sera “Lui” ha scatenato il Lupo delle Tenebre, creatura sanguinaria alla quale mai aveva dato da mangiare. Ma ora quel Lupo affamato è fuori delle catene e corre per spazi sconfinati verso il suo obiettivo. E’ una munizione arricchita, non lascia scampo. “Lui” ha deciso. La ferita che infliggerà sarà di striscio, poco più di graffio sulla pelle, strapperà una bella manica della camicia di lino.
Poca roba.
Quattrocento euro per una camicia di lino sono pochi spicci per certa gente.
La realtà del danno inferto con spietata ferocia sarà evidente nel giro di qualche settimana.
E non ci saranno medici ed ospedali capaci di salvare quella vita.
Arricchita vuol dire che porta con sé un bel regalo quel pezzo di piombo e titanio.
Meno di un milligrammo.
Quanto basta.
Per una lunga, dolorosa, consapevole agonia.
Occhi sbarrati dal terrore guarderanno il soffitto della ricca ma impotente stanza della clinica.
Altri occhi ora stanno guardando il culo di ‘ste due squinzie.
Altri occhi ora stanno guardando ‘sta scatoletta di carne che il marketing francese si ostina a definire automobile.
Arancione.
Osceno.
Se ti pagano bene scrivi bene, così della macchinetta in altre parti “Lui” ha scritto sotto dettatura di una montagna di quattrini.
“Lui” ora si sputtana, ammettendo la colpa.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra, parafrasando.
“Lui” adora tirare i sassi, le pietre.
Sono parole che calano come fendenti, ti uccidono dentro per tutta la vita.
“Lui” usa le parole con un’attenzione superiore.
“Lui” non ha mai distrutto una persona, qualsiasi cosa abbia fatto.
“Lui” percorre un’altra strada.
“Lui” non ha mai vissuto qualcosa che meriti il ricordo.
“Lui” non ha mai incontrato qualcun* che meritasse d’esser ferit* per il semplice fatto che sarebbe l’ammissione, di “Lui”, che quel qualcos* abbia potuto avere influenza su di “Lui”.
“Lui” non lo ammetterebbe mai.
“Lui” ha abissi non frequentabili, tenebre, nebbie…
“Lui” sa che in ogni creatura bipede alberga il Male.
“Lui” lo controlla quel Male.
“Lui” non ne è schiavo, mai succube.
“Lui” lo domina, lo caccia.
“Lui” ha forza di volontà smisurata.
“Lui” ha provato entrambi i dolori della vita: quello fisico, il dolore che fa male e che per passare ha bisogno della morfina. Ed ha provato l’ALTRO dolore.
Quello che ti cambia.
Quel dolore che ti porta in territori sconosciuti dove riesci, però, a muoverti a tuo agio.
Certe doti si applicano per il Male e non più per il Bene.
“Lui” teme quel dolore.
“Lui” ha paura di quel dolore perché sa che allora sarebbe un “Lui” senza pietà quello che si muove attraverso le tenebre della notte in scenari noti e sconosciuti ma con un solo obiettivo.
Fare l’eccezione ed esercitare il potere.
Il potere che ti permette di cambiare la vita delle persone.
I suoi occhi abbandonano ‘sti pensieri e si concentrano sulla scatola arancione.
Il caso, ma davvero solo il caso, volle che anche questa fosse un’automobile arancione.
Con una complicazione in più.
Avrebbe dovuto lavorare con due fanciulle, la committenza voleva così.
Amanda, la pupa bruna della DS 3 color perla nera, propone la “sua” Camilla.
Sul set di lavoro mentre “Lui” lavorava per davvero loro gli chiesero delle foto per i pantaloni indossati, una creazione di Camilla. Be’ quelle davvero ne’ qui e neanche altrove possono essere rese pubbliche.
L’idea della gita al mare dalle parti di Capalbio, nota, celeberrima, località radical-chic nei pressi della Capitale, era piaciuta a quelli di Milano.
L’arancione, casuale, era il colore ideale per raccontare l’estate in arrivo, il mare, i colori della campagna delle prime terre di Maremma, quelle dalle parti di Grosseto.
“Lui” era già stato su quelle strade, quelle dell’Oasi faunistica del WWF.
A quei tempi non usava le Nikon, una telecamera Canon aveva inquadrato i papaveri di Giugno ed una Citroen C4.
La prima C4, non quelle di adesso con gli Airbump sulle portiere.
Quelle luci dei caldi pomeriggi estivi gli piacevano.
Voleva ricreare quell’atmosfera ma questa volta con ottiche e macchine profondamente diverse.
Il meteo comanda, vallo a spiegare a chi sta dietro una scrivania e vuole tutto e subito.
Dovette prendere il rischio e, la fortuna aiuta gli audaci, la giornata venne fuori splendente non appena le nebbie mattutine di un’estate del cazzo furono spazzate via da vento e Sole.
5/ – “Lui” aveva la mente piena di pensieri, tirava un’aria pessima, e non ascoltava il chiacchiericcio di bordo.
I 130 chilometri di autostrada avrebbero messo in luce le famose doti di stradista della nuova sport utility francese. “Lui” concentrato alla guida ed assorto nelle sue riflessioni, necessarie al disegno del piano d’azione, neanche le sentiva. Tuttavia la silenziosità di marcia della C3 Aircross gli permetteva di cogliere qualche battuta ed agganciare la conversazione.
Poteva distrarsi qualche istante, una delle due aveva già espresso il suo parere su una nota vicenda di quei giorni.
“A Lu, non lo dire neanche…
non me lo dire proprio…
stai solo perdendo tempo.
Aria, devi cambiare aria…”
Erano ancora soli in macchina e lei aveva sentenziato con la schiettezza a “Lui” ormai nota.
Con quella vocina che gli ricordava Tartarughina, lei era stata realista.
Aveva ragione.
“E dopo, non ne parliamo più.
Cami è meno indulgente di me… s’incazza proprio!”
6 / – Un suggerimento che era necessario per sottolineare la gravità della situazione, come dire, apri gli occhi, sveglia, stai fuori, devi provvedere. Taglia questa storia, senza pietà. Quella è una stronza. Non ti merita, non hai ancora capito?
La Citroen C3 Aircross a “Lui” era piaciuta subito, quel test drive così inconsueto in Corsica con il pernottamento in tenda gli aveva fatto capire che avrebbe potuto essere un’auto interessante con la quale ritagliare momenti di serenità e viaggio per staccare dal quotidiano.
L’aveva colpito, in modo davvero speciale, lo spazio a bordo. In quel test drive internazionale, l’ultimo di quella vita, aveva occupato il sedile posteriore. A bordo aveva ceduto il volante ad un amico ed il posto del passeggero, per piacere di cavalleria, ad una amica.
A “Lui”, anche per dovere professionale, piaceva stare dietro.
E’ dietro che scopri se un’automobile è un buon prodotto oppure una sola costruita in ferro e plastica, sì, ma da quelli del marketing.
Citroen C3 Aircross, avevano un coloratissimo esemplare, con finiture arancioni anche nell’abitacolo, lo colpì proprio per l’aria di festa, un po’ sbarazzina, allegra, che si respira a bordo della novità francese.
Chi ha percorso le strade dell’isola francese sa quanto siano tortuose.
Un abitacolo angusto avrebbe reso qualsiasi passeggiata da quelle parti un calvario.
Mentre scorrono chiacchiere e pettegolezzi, i due davanti ne hanno da raccontare, mi accorgo che chi ha progettato gli interni ha pensato davvero al benessere degli occupanti i posti dietro.
Lo spazio per le gambe è ampio, davvero molto ampio, il divano a due/tre posti, è profondo.
Ti accoglie e lo schienale ti sostiene.
Un’occhiata di traverso per guardare nel bagagliaio e ti accorgi che spazio c’è.
Siamo realisti, qualche sacrificio va fatto, nel senso che i marmocchi dovranno rinunciare a qualche vizio, ma i bagagli per una vacanza di famiglia ci stanno, tutti.
E da un traverso all’altro guardo come stanno i due davanti.
Comodi, a giudicare dall’angolo delle ginocchia e da come il driver ha le mani sul volante.
Nessuna piega anomala degli arti per favorire quelli dietro.
Chi l’ha disegnata, dentro, nell’abitacolo, ha usato il cervello.
Bravo.
E mentre pensa a ‘sto bravo così professionale gli si accendono anche “altri pensieri” molto ma molto trasgressivi di un uso diverso degli interni di quella macchina. Un uso di prevalenza notturno ma con la dovuta sfrontatezza anche per una mattutina o pomeridiana attività di ginnico contorsionismo. O per la visione di quel gesto che lo manda fuori di senno ogni volta che lo immagina. Occhi negli occhi e due mani che schiudono sacri riservati templi e la lentissima discesa verso idoli da assaporare in silenzio. Una cosa per adrenalina a mille… quelle situazioni che a “Lui” piacciono perché alle sue capacità di scrivere si aggiungono quelle di saper parlare, di avere un anima incandescente e coloratissima. “Magari potessi esser svegliata ogni mattina da una voce come la tua” disse una simpaticissima PR di marca giapponese quando al telefono “Lui” dovette, per dover di quiete di quei tempi lontanissimi, disdire un appuntamento di lavoro per pranzo. Un appuntamento che avrebbe avuto risvolti forse piacevoli ma prima di tutto era lavoro. Ma a “casa” a quei tempi c’era il regime del Terrore. Roba che i talebani in confronto… ed una bimba piccola, “Tartarughina“, innocente creatura, allora, che nessuna colpa aveva del carattere di merda della madre stronza… meglio dimenticare.
7 / – L’Aurelia e l’Autostrada Azzurra, l’A12, hanno preso il posto delle strade corse.
La giornata sarà impegnativa non solo per reinterpretare il colore arancione.
Ben altri pensieri passano nella testa di “Lui”.
“Lui” in un turbinio di pensieri riiflette sul passato con la maglietta di bancarella e della complicità per certi peccaminosi temi, pensa alla falsità di chi pur di avere quel che al momento vuole mente sapendo di mentire. “Lui” non è uno che si vendica. Per “Lui”, ad un tratto, non esisti più. Neanche il valore di un ricordo del passato. Semplice non esistenza, “Lui” è uno che ti rimuove dai suoi pensieri. Puff. Come se non avesse vissuto con te. Come se le emozioni, il sesso, l’amore non siano mai esistiti. Mai. Sei fuori dei suoi pensieri. Guarda avanti. Hai ricevuto qualcosa da “Lui”. Certo. Ed è li che sta la differenza tra “Lui” ed il resto del mondo. Non ne ha fatto calcolo. Non è un essere spregevole come certa gente alla fine dimostra d’essere. Non per niente una delle sue citazioni preferite è “feel the difference”, facendo sua una pubblicità di un prodotto petrolifero. E chiude il suo pensiero guardando il culo di Amanda e Camilla. Queste non le caricherei nella mia vita manco morto. Col sigillo migliore di sempre.
L’UNICO AMORE VERO E SINCERO E’ QUELLO CHE PAGHI.
Del resto: amare, credere, tradire.
Mai dimenticarlo.
Mai.
Il telefono squilla.
L’identificativo lo conosce bene, la voce anche.
Non c’è più – ormai da due anni – quel feeling di prima.
Ricorda quel sorriso di lei in un momento di speciale vicinanza.
Orrore.
Cattiveria pura.
Si ritrasse con disgusto.
Non mi far avvicinare proprio, allora.
È dignità.
Di e per entrambi gli attori.
Non è contento di questa telefonata in arrivo.
Sarà la conferma di quello che il Nikkor 300 2.8 ha colto nell’ultimo ritratto a Sabaudia.
La luce era quella del tramonto, in tutti i sensi.
Certe ottiche non ti leggono negli occhi, ti esplorano l’anima.
Senza pietà.
Ed a loro non puoi mentire perché loro colgono la tua essenza.
Quegli obiettivi qualche giorno dopo si presero tutte le ragioni del mondo.
Avevano scattato la foto giusta.
Quella dell’anima venduta ad una carta di credito diversa.
Con 66k € di contante sul CC bancario da cui lei già faceva prelievi.
E non era il mio e neanche quello della società costruita per difesa da altre femmine.
Amanda aveva ragione.
La vita ha ragione.
La vita mi ha raccontato quanto sa essere carogna.
GALLERIA FOTOGRAFICA
CITROEN C3 AIRCROSS





















































































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RINGRAZIAMENTI
Come “giornalaio” e transmedia-storyteller, nella mia vita ho incontrato tante persone. Ognuna mi ha lasciato un arricchimento. Comunque positivo, è sempre un’esperienza in più. Nel bene e nel male, nel buono e nel cattivo, in positivo ed in negativo. Tutto ‘sto filotto per dire che c’è sempre da imparare e che gli esami non finiscono mai. Umiltà e trasparenza hanno sempre dettato gli orari della mia giornata e di qualsiasi attività professionale, video, fotografica, giornalistica. La lunga premessa, mo’ è finita, è per dire che mi avvicino alle persone con delicatezza e disponibilità. Non sempre corrisposte, non sempre capite. Specifica, questa, più che necessaria per dare maggior valore alle persone che ho incontrato in questa torrida estate 2018.
Il loro spirito di collaborazione, la dedizione e la disponibilità di queste persone lascerà per sempre un bellissimo ricordo nella mia testa dura.
E con il loro ricordo anche quel sentimento di riconoscenza così raro ormai ma che in me alberga, ed albergherà, fin tanto che sarò capace di respirare.
Questo lungo video è stato possibile proprio grazie a loro ed a qualcuno che non compare in video ma che è stato il tramite per riuscire nell’impresa.
Senza di loro non avrei avuto l’opportunità, non avrei avuto la forza e lo sprone per arrivare fino in fondo.
Grazie.
@Amanda Panella ©Camilla Delai ©Fabio Campanella @Gerardo Mitelli @L’Angolo delle Meduse @Ibis Hotel Styles Roma EUR @CaféTwin @RAW BarberShop @LauraAmato con “Burnt it down” @Valerio Da Silva Petrone.
Ed in modo speciale tutte le ragazze ed i ragazzi dell’Angolo delle Meduse per l’accoglienza che hanno per me ogni volta che sono da loro e per quello che leggo nei loro occhi quando arrivo nella “mia oasi”.
DISCLAIMER
1/ Ndr. – Libera interpretazione di un test drive e shooting fotografico/video della CITROEN C3 AIRCROSS del Luglio/Agosto del 2018. Ogni riferimento a fatti e persone è casuale e frutto della fantasia dell’Autore che declina qualsiasi responsabilità nel caso qualcuno/a dovesse vedersi qui con precisione descritto. Le circostanze, a volte, portano ad una rappresentazione della fantasia molto aderente alla realtà. E non è neanche detto che la realtà sia una sola visto che questa – la realtà – spesso supera la più fervida fantasia. Nel caso di una improbabile descrizione di fatti realmente accaduti mi scuso con quanti qui dovessero riconoscersi ma non ritiro la pubblicazione. Luca Romano.
2/ Ndr. – Il testo a corredo del set fotografico/video è una libera, e di fantasia, interpretazione del test drive con la vettura. Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale. Le affermazioni relative al CDS/Codice della Strada in vigore in Italia sono sotto la responsabilità dell’Autore ma nulla hanno in relazione alla sua condotta di guida durante il periodo di prova/demo per la stampa della vettura concessa dal proprietario della stessa. Il testo è parte di un manoscritto più ampio di proprietà dell’Autore. Questo testo è pubblicato in queste pagine web al solo scopo illustrativo del servizio fotografico e non ha alcuna relazione con la sua attività professionale di giornalista. Il testo e le foto sono protette dal diritto d’autore in base alle vigenti leggi e norme. Non è concessa alcuna autorizzazione alla riproduzione se non a valle di eventuale richiesta e successiva valutazione da parte dell’Autore. Ogni abuso sarà perseguito con determinazione.
Catch The Rainbow.
Ride the sky.
Make it shine.
For you and I.
See the light.
Through the night.Ronnie James Dio
Questo è il testo a commento della puntata di Drivelife per le TV diffuso in TV, appunto, da Sabato 17 Novembre 2018 – Clip non più disponibile dal 2022, come oltre mille produzioni seminate anche nelle pagine di drivelife, con la cancellazione dell’account vimeo per motivazioni di copyright dei brani per le basi musicale e dei mutati costi di gestione dell’account. Qua soldi da buttare non ci sono, soprattutto con quei farabutti dei niuYorchesi.
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