IL LIBRO – LA SUZUKI GSX
Era tempo che non aveva sotto le gambe una roba seria.
Era tempo che non scaricava adrenalina ruotando la destra con rabbia.
Era giunto il momento di dare sfogo a quella parte infantile che ancora aveva dentro.
Era tempo che non accelerava in modo brutale ai semafori di città per bagnare il naso ai fighetti sulle BMW.
Li adorava.
Erano i suoi target preferiti soprattutto se avevano zavorra.
Lo sfregio era doppio. Umiliare il biker sia sull’asfalto che nell’onore.
Katia gli voleva bene e sapendo del suo digiuno di due ruote con abile mossa di PR invece della Hayabusa gli concesse in prova una GSX-S.
A “Lui” andò bene lo stesso, anzi meglio.
Ancora più divertente sfregiare l’avversario quando sei in inferiorità di mezzo.
Con la Hayabusa sarebbe stato troppo facile sverniciare la concorrenza.
Concorrenza?
Ma quale concorrenza!
E poi… e poi “Lui” quando era ragazzetto aveva già cavalcato una moto da primato, allora.
La Suzuki 380. Quella con il tre cilindri due tempi dalle accelerazioni fulminee che lasciava al palo le Norton Commando e le Morini “Tre-e-Mezzo”.
Segue.
Quando la vena creativa tornerà ad essere quella necessaria per scrivere racconti tosti.
Intanto
L’integrale con visiera specchio mascherava l’identità del Biker. Aveva voluto la moto proprio per farsi notare ma non vedere. L’agilità della due ruote jap gli avrebbe permesso di svicolare nel traffico romano e non perdere mai il contatto con il coglione. Voleva lo vedesse negli specchietti della sua mini del cazzo. Blu con le strisce sul cofano. Bianche. Al pensiero moriva dal ridere. Un cojone patentato.
Il karma aveva voluto che “Lui” sapesse una informazione fondamentale. Già sapeva un paio di punti “b” che gli avrebbero permesso di rintracciare il punto “a”. Non era fondamentale, “Lui” stava giocando. Erano azioni di disturbo per far sentire il fiato sul collo a quella pedina idiota che con il suo stress e panico avrebbe innervosito ben altri attori. Era quello che a “Lui” serviva. Stanare il collegamento superiore.
Ora conosceva anche il punto “a”.
Quando dici i casi della vita.
Pioveva.
L’ideale per una passeggiata in moto.
“Lui” era abituato alla pioggia, quella mattina di settembre le prime perturbazioni autunnali gli avevano favorito la prima uscita di inseguimento.