IL LIBRO – LA SUZUKI GSX
Era tempo che non aveva sotto le gambe una roba seria.
Una roba che gli facesse vivere emozioni violente, passionali,
roba viva come le donne da “Lui” desiderate.
Ma taccio, si entrerebbe in una sfera del privato e personale del quale però “Lui” adora scrivere ma da altre parti.
O addirittura non pubblicate e con gelosia custodite perché solo occhi belli e lucenti ma adatti possano leggerle se incuriosite al punto di lanciare una sibillina battuta che “Lui” capisce subito ed apre la cassaforte dove nasconde “roba forte”. “Lui” non concede il privilegio a chi non merita. Roba forte e molto, molto, personale. “Lui” adora viaggiare di fantasia. Come disse qualcuno leggendo i suoi racconti, ma quelli di automobili: “Tanta roba”.
Era tempo che non scaricava adrenalina ruotando la destra con rabbia.
Era giunto il momento di dare sfogo a quella parte infantile che ancora aveva dentro.
Era tempo che non accelerava in modo brutale ai semafori di città per bagnare il naso ai fighetti sulle BMW.
Li adorava.
Erano i suoi target preferiti soprattutto se avevano zavorra.
Lo sfregio era doppio. Umiliare il biker sia sull’asfalto che nell’onore.
Katia gli voleva bene e sapendo del suo digiuno di due ruote con abile mossa di PR invece della Hayabusa gli concesse in prova una GSX-S.
A “Lui” andò bene lo stesso, anzi meglio.
Ancora più divertente sfregiare l’avversario quando sei in inferiorità di mezzo.
Con la Hayabusa sarebbe stato troppo facile sverniciare la concorrenza.
Concorrenza?
Ma quale concorrenza!
E poi… e poi “Lui” quando era ragazzetto aveva già cavalcato una moto da primato, allora.
La Suzuki 380. Quella con il tre cilindri due tempi dalle accelerazioni fulminee che lasciava al palo le Norton Commando e le Morini “Tre-e-Mezzo”.
Segue.
Quando la vena creativa tornerà ad essere quella necessaria per scrivere racconti tosti.
Fatto questo che potrebbe profilarsi ad un orizzonte prossimo, continuando così ad incrementare la collezione di racconti alternando i temi dai test drive, alle fotografie, alla spystory ed un altro tema per il quale è suggerito l’uso di mascherine anti arrossamento del viso e letture non serali bensì notturne quando i pensieri si accendono e aprono finestre gelosamente custodite ma ricche di colori accesi ed accecanti.🫣
Intanto
L’integrale con visiera specchio mascherava l’identità del Biker. Aveva voluto la moto proprio per farsi notare ma non vedere. L’agilità della due ruote jap gli avrebbe permesso di svicolare nel traffico romano e non perdere mai il contatto con il coglione. Voleva lo vedesse negli specchietti della sua mini del cazzo. Blu con le strisce sul cofano. Bianche. Al pensiero moriva dal ridere. Un cojone patentato.
Il karma aveva voluto che “Lui” sapesse una informazione fondamentale. Già sapeva un paio di punti “b” che gli avrebbero permesso di rintracciare il punto “a”. Non era fondamentale, “Lui” stava giocando. Erano azioni di disturbo per far sentire il fiato sul collo a quella pedina idiota che con il suo stress e panico avrebbe innervosito ben altri attori. Era quello che a “Lui” serviva. Stanare il collegamento superiore.
Ora conosceva anche il punto “a”.
Quando dici i casi della vita.
Pioveva.
L’ideale per una passeggiata in moto.
“Lui” era abituato alla pioggia, quella mattina di settembre le prime perturbazioni autunnali gli avevano favorito la prima uscita di inseguimento.




























