THREE-FIVE-SEVEN-O

 

LETTURE SERALI 

JAGUAR E-PACE P300 AWD

 

“IL LIBRO” – “LEI”

 

Le sue braccia abbronzate ancora una volta mandano chiari segnali di un’emotività che Lui ha imparato a nascondere bene, celata da ferocia e determinazione.

Ora è con la guardia bassa. 

Un fatto rarissimo.

Apre cuore e mente solo a pochissime persone.

Quelle due o tre con cui ha festeggiato sul ponte del SanLorenzo 70 Steel, quelle che sono rimaste a bordo per festeggiare “quell’evento”, mentre, sghignazzando, guardavano le scialuppe di salvataggio allontanarsi verso terra con a bordo carichi di travasi di bile.
Quelle braccia parlano per Lui ben più delle parole scelte con la solita cura per raccontare all’Amico quella situazione vissuta decenni prima.
Pesa le parole, ogni parola ha un significato preciso, e Lui prima di parlare assolve ad una funzione fondamentale, quella di pensare. Mai uscite dalle sue labbra parole fuori posto, elogi o lame affilate sono state sempre volute, scelte con attenzione per dare enfasi e sostegno ad un complimento oppure, al contrario, per affondare l’interlocutore.
Lui non si è mai lasciato trasportare dall’ira, mai avuto comportamenti sconvenienti.
Le arrabbiature sono state sempre teatrini finalizzati a qualcosa.
Lucido ed efficace come un serpente a sonagli.
Veloce e mortale, quando serve, quando è servito.

Quella scena adora raccontarla.
AD 2003, l’estate rovente.
L’estate del vento del deserto. 
L’estate del “Three-five-seven-O”.
La Jaguar E-Pace P300 AWD è lì fuori al ristorante.
Si sono rivisti dopo anni, stesso affiatamento, stesse vicende, stesso desiderio di guardarsi allo specchio con dignità. Ogni mattina.
In comune hanno la passione per il mare, le belle donne, i piatti di pesce.
Lui è uno schizzinoso e molto selettivo, un esteta fu definito da una fanciulla, non gli piacciono tutti i pesci e l’Altro lo accontenta… compassionevole:
“A Lu, ‘un sai che te perdi”
Le donne. 
Ancora una volta stanno sghignazzando sull’argomento. 
Tra ricordi di storie serie e sveltine di una botta e via, stanno costruendo il medagliere.
So’ du’ regazzini.
Apparenza.
Bontà e generosità senza limiti ma… tutto ha il suo limite.
Mai avventurarsi, con loro, dentro territori sconosciuti.
Il sipario si aprirebbe su quella recita popolare dal titolo “Non c’è peggior cosa del buono che diventa cattivo”.
Il suo commensale non sa quale sia, da anni, la vera attività di Lui, quel Lui che avidamente sta spazzolando un piatto pantagruelico di pasta e ceci.
Non sa di aver di fronte un serial killer.
Non sa di aver di fronte “L’Esecutore” di un’azione che dovrà distruggere attività e persone che si muovono per loschi traffici di armi e mercanzie varie…
Non sa di aver di fronte l’Uomo che potrebbe far la differenza per il destino di tutto il Mediterraneo.
Di mezzo c’è l’uranio.
Di mezzo c’è Osiraq.
Intorno, vicende private, belle donne ed automobili, tutta apparenza.
La sostanza è Osiraq, il suo pensiero quotidiano.

“Ero piuttosto incazzato quell’estate…”
“Tanto per cambiare” l’Altro replica.
“A luglio AD 2003 avevo scritto che il vento del deserto m’aveva portato via. Mi ricordo bene l’asciutto sms di risposta. ‘STRONZO’, scrisse Lei. Era il giorno del mio compleanno. Non l’avevo voluto io. Amen. Non puoi disporre delle persone come scudieri di stalla.”

Three-Five-Seven-O – La mano scende verso la tasca del pantalone tecnico BMW.
A Lui piace essere brand oriented.
Sembra uscito da una boutique Motorrad.
L’unica cosa non tedesca è il cronografo svizzero, quel modello ispirato ad un celebre attore americano.
Quel orologio gli piace da morire, inseparabili.
Come per certe armi di precisione.
In mattinata si sono già sentiti.
Lui non voleva, lei ha insistito parecchio, inconsueto, strano comportamento di lei, e Lui – alla fine – ha ceduto.
Estrae il telefono e invia il numero. 
E’ il Nokia Communicator 9210, il telefono con cui sta già scrivendo il “suo libro”.
Porta il mattoncino all’orecchio.
E’ già incazzato, pensava di trovarla lì ad aspettarlo.
Aver trovato il nulla l’ha subito indispettito. 
Tre pensieri mentre il segnale di linea suona libero.

“Due parole e questa la liquido, sarà pure figa come dice Davide, ma sti cazzi”
“Oggi non ho voglia…”
“Meglio la moto”
Ancora squilli, a vuoto.
“Stronza, m’ha dato buca”
Finalmente entra la comunicazione.
Lui spara subito.
Tono acido, indispettito, incazzato.
“Faiza. Ma dove sei?”
“Dietro di te, voltati…”
Lui si gira.
Gli cade la mandibola.

Letterale.
Resta a bocca aperta come un idiota.

I brividi (anche ora, Sabato 22 Settembre 2018, ore 16:22)(idem oggi Domenica 24 Aprile 2022, ore 14:14, anche ora che sto rileggendo per l’ennesima volta e siamo al 3 Settembre 2022. Ancora oggi, occhi lucidi) gli stravolgono le braccia, lo scuotono nella mente, nell’anima, scariche di adrenalina percorrono il suo corpo.
Dal cervello parte un’energia incontrollabile, scende lungo le braccia, arriva alle gambe (NON FATE GLI SPIRITOSI VOI CHE LEGGETE) ritorna indietro, gli fulmina il cervello. 
Gli mozza il respiro.
Il cuore accelera e la testa si riempie di ricordi, emozioni non dimenticate, le palpitazioni aumentano e – sì, addirittura – un velo gli appanna gli occhi.
Anche ora, anche ora mentre scrive. 
Quel giorno fu così che accadde.
Quando ricorda Faiza per Lui è sempre così.
Forse perché a dispetto del soprannome che le ha appioppato, Babbuina Araba, Lei – in realtà – è una Principessa Araba.
Lei è bellissima. 
E c’è qualcuno che legge che potrebbe testimoniare.
Lei ha gli occhi che sprizzano felicità.
Lei ha un sorriso travolgente.
Lei ha mani e piedi bellissimi.
Lei è la felicità che riempie in un attimo il suo cuore e la sua mente.

“Ed ora dove cazzo vado con questa qui…”

Prendono un casco dall’ufficio di Davide e vanno via.

Inimmaginabile, incredibile, irripetibile e mai ripetuto. 

Indimenticabile.

Il tormento

…I three-five-seven-O si sprecarono…

26 Giugno 2003
7 luglio 2003

“Il vento del deserto…”

Ronnie James Dio

“Catch The Rainbow, 
Ride The Sky
Make It Shine For You And I
See The Light
Through The Night”

Il Principe Arabo
La Principessa Araba

Il rito del deserto dopo i Monti dell’Atlante

“Andiamo via… accompagnami a casa, l’Atlantico è bellissimo d’inverno…”

…I three-five-seven-O si sprecarono…

Lei disse di Lui. 

“Sei tu che fai la macchina, non la macchina che fa te”.
Lei lo aveva capito davvero.
Come nessun’altra donna.

…I three-five-seven-O si sprecarono…

Freddo, nuvole, aria di pioggia.
Giornata grigia.
Luci e decorazioni raccontano alla mediocrità che li circonda l’approssimarsi del periodo dei regali.
Inesistente per loro due.
Uno di fronte all’altra, vicinissimi.
Di Lei ricorda il viso e l’abito scuro.
La sua pelle ambrata brilla anche senza il Sole, brilla sul nero del cappotto di cachemire, spezzato da un viola intenso al collo.
Lui ricorda che solo un’altra persona vestiva con quei due colori che illuminavano il loro viso.
In comune avevano Lui. Una per gli affetti che Lui non aveva mai avuto fin da piccolo e l’altra per l’Amore che provava per Lui, un Amore carnale e cerebrale. Lui lo aveva letto in quegli occhi fin dal primo giorno dell’incontro al buio.
Lo aveva letto in quegli occhi quando Lei lo guardava appoggiata alla colonna del patio della villa.

Ora.

Gli occhi negli occhi.
Nessun contatto ma le anime, il cuore, il cervello, ancora una volta, erano insieme.
Pochi centimetri tra i loro visi, tra le loro labbra.
In piedi, in mezzo alla strada.

Lui disse.
“C’è qualcosa che posso fare per non farti partire?”
“No Luca, ora non più”

Gli occhi di Faiza quel pomeriggio di Dicembre 2003 non li dimenticherò MAI.
Amen.
Tornò a Parigi.
Jasmine doveva crescere in collegio in Svizzera.
Come la madre.
Era il volere del nonno, autoritario, c’era poco da discutere.
La mia “ferita” era troppo fresca affinché prendessi anche la responsabilità di Jasmine.
Non era possibile.
Lui scelse?
Fu ripiego?
Fatto è che l’Asburgo-Lorena vinse. 
Non fu, l’austriaca vittoria, una vittoria per la rinuncia di Lui. 
L’Asburgo-Lorena vinse perché le famiglie imperiali si attraggono.
Non se ne è mai pentito, così come mai ha dimenticato Faiza.
Neanche oggi.

Ma Faiza era un’altra cosa. Famiglia imperiale anche lei.
Ma con il DNA puro come la sabbia del deserto.
Gli Asburgo Lorena sono sempre stati un (bel) po’ traffichini.

La mente di Lui è ancora a quel giorno di Giugno 2003.
Ora anche il suo amico conosce questo pezzo di vita.
E’ contento di quei ricordi, lo fanno sentire ancora vivo, ricco di emozioni per sé e per chi sarà capace di apprezzarle.
Nessun rimpianto e nessun rimorso.
L’ha tirata lunga intorno a quel tavolo bianco con gli arredi che ricordano il blu del mare.
La black night l’aspetta, è il suo regno. 
Ispira la creatività necessaria per muoversi con delicatezza nella storia Osiraq.
E’ una storia tutta scrivere ed ha la sensazione di essere, prima o poi, messo di fronte a qualche sorpresa.
Non inattesa, quegli scemi degli arabi, per Lui, son fin troppo prevedibili.
Questa notte Lui ha da fare.
Il rettifilo della E91 è vuoto. 
Con il tocco del pollice ha appena innestato l’assetto Dinamico lasciando il Comfort.
La mano ha bruscamente spostato la leva dell’automatico a nove marce verso sinistra.
Il display mostra le marce.
E’ concentrato, non vuole, proprio a Roma, farsi beccare da una pattuglia perché sta provando la macchina. 
Ammesso che riescano a prendermi, pensa.
La città è assediata dalla sicurezza e se Lui è capace di scappare all’inseguimento di una pattuglia c’è, però, il rischio di incappare in un posto di blocco.
O, peggio, far alzare un elicottero per dargli la caccia.
Non è un film come Ronin con inseguimenti mozzafiato. 
Questa è la vita, se ti beccano muori.
Di più, non è il caso di alzare un polverone per sfidare le prestazione della E-Pace, poi dovrebbe dire troppe cose per riavere le chiavi e il doveroso inchino.
Quando si parla si rischia.
Sempre.
Non vuole e non può fare cazzate, la missione è in una fase critica.
Il primo carico di piccoli contenitori con dentro i pochi grammi di uranio, è un test di logistica, è stato consegnato. 
Ora è già in viaggio per la destinazione. 
Il tracciatore GPS gli ha appena mostrato che la macchina della consegna, un’anonima vettura francese, è sul Molo Beverello in attesa di imbarco.
Lui sa già dove sbarcherà e conosce anche il nome della Perini Navi, pronta a salpare per una, apparente, innocua, crociera di piacere, e che prenderà a bordo quella borsa nera per il tratto successivo.
Rotta verso Sud, verso l’Isola che non c’è.
Il nome del trampolino nel Mediterraneo, più vicina al Nord Africa che alle coste siciliane.
Quel Nord Africa dove interessi di energia fanno la politica nazionalista a dispetto dei proclami dell’Europa unita. 
Ricorda, Gheddafi docet.
Da lì, un altro trasferimento.
Lui sta giocando come il gatto con il topo…
Il quadro strumenti ha cambiato colore.
Ora è rosso fiammante.
Il contagiri digitale sale veloce al limitatore.
Il passaggio da una marcia all’altra è di piuma.
Ma fulmineo.
Sorprendente come ‘sti-Indiani siano stati capaci di infondere tecnologia e fiducia nelle risorse del vecchio marchio inglese. Veloce pensiero mentre la P300 schizza sull’asfalto appena bagnato dalle prime piogge autunnali.
E’ la AWD, trazione perfetta a dispetto della brutale pressione sull’acceleratore.
Avranno anche messo tanti soldi ma hanno saputo spenderli.
Bene.
Già quando è salito ed il sedile l’ha accolto Lui si è sorpreso.
Questi battono i sedili di Volvo, da sempre un’autorità del dettaglio sul quale in molti barano.
Lui con le Volvo (le Volvo) di chilometri ne ha percorsi tanti, ma tanti… di più della classica distanza astronomica. 
Di sedili se ne intende. E questi della E-Pace lo convincono. Peccato, ora, non lanciarsi in qualche migliaio di chilometri di notte, musica a palla e toscano tra le labbra. 
Mitico, come lo definiva qualcuno a Milano.
Il verde di un gigantesco cartello autostradale saluta il meglio che può fare con quella densità di traffico.
E’ abbastanza soddisfatto ma sa che avrebbe potuto far di meglio, se non fosse stato per il coglione del momento avrebbe letto di più.

230

Ok, ora 1 bel caffè 
Sosta in Autogrill, così mi compro i sigari.
Sotto il naso delle pattuglie deve andare a prendere il Bens 9304 ed il Jaguar Night Scope.
Ma guarda te i casi della vita.
Stessa marca, vettura e mirino ad infrarossi.
Con una lunga valigia nera sale sul tetto.
Il cronometro tra poco s’illuminerà mentre tutta la Capitale piomberà nel buio.
Ed un pallino rosso inquadrerà il suo bersaglio.

 

pics: #JAGUAR E-PACE P300 AWD
per “THREE-FIVE-SEVEN-O”

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Three-Five-Seven-O è il servizio taxi di Roma.
Lui, scherzando, lo ripeteva a Faiza.

Mimando con la mano destra il movimento
“vai, tesoro, vai…”
– Profetico.

 

 

 

Ndr. Il testo a corredo del set fotografico è una libera, e di fantasia, interpretazione del test drive con la vettura. Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale. Le affermazioni relative al CDS/Codice della Strada in vigore in Italia sono sotto la responsabilità dell’Autore ma nulla hanno in relazione alla sua condotta di guida durante il periodo di prova/demo per la stampa della vettura concessa dal proprietario della stessa. Il testo è parte di un manoscritto più ampio di proprietà dell’Autore. Questo testo è pubblicato in queste pagine web al solo scopo illustrativo del servizio fotografico e non ha alcuna relazione con la sua attività professionale di giornalista. Il testo e le foto sono protette dal diritto d’autore in base alle vigenti leggi e norme. Non è concessa alcuna autorizzazione alla riproduzione se non a valle di eventuale richiesta e successiva valutazione da parte dell’Autore.
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