LA CATENA

TRIUMPH


 
 
Sono nato con la catena ma sono cresciuto con il cardano.
Corsarino, Corsaro, 380… le mie catene.
Una a li-mezzi con il brother, quello biologico.
Litigio continuo per avere la moto da scippo* e sfigheggiare dentro Roma.
Quelli erano tempi del senza casco.
E con il giornale sotto il giubbotto per attenuare i rigori dell’inverno.
Passano i secoli e le vite, gli obblighi e poi la libertà.
Allora a mente sgombra, a Bonagia, il colpo di fulmine.
Argento e sella beige.
Ho fatto i capricci come un regazzino e l’ho avuta. (Thank-to-AP, non dimentico.)
La signora del cardano.
Massima soddisfazione: sverniciare gli impomatati con il cardano.
E quell’impomatati è un termine in francese per non scendere nel turpiloquio della scopa e del suo bastone.
Guardate le altre catene sempre con superbo distacco.
Troppo innamorato del cardano.
Della dinamica e dello stile, quello di ieri pomeriggio, perché questa mattina mi sono accorto che c’è stato un certo tradimento dello stile e dell’heritage.
Tutt’altra cosa al di là della Manica.
Dove ligi alla catena ed al valore della tradizione perpetuano quel “quid” che ho sempre guardato con nascosta invidia ed ammirazione.
Ma per dovere di parte mai ammessa.
Un peccato di orgoglio e superbia solo qui – finalmente – confessato.
Da ostinato e capoccione biker del cardano ho sostenuto feroci duelli verbali con i possessori della britannica catena, lazzi e frizzi si sono sprecati.
Però, ora lo ammetto, ora posso ammetterlo, quelle catene le ho guardate anche con l’obiettività che di nascosto possiedo.
Pure con un pizzico d’invidia.
Forse per le fighe che facevano da zavorra ai britannici incatenati.
Confessioni che in qualunque chiacchiera post questa pubblicazione negherò di aver fatte per puro, ostinato, spirito di parte.
Come si sa le catene servono anche per tirare e qualcuno ha stretto intorno al mio collo professionale la sua catena inglese.
Un tiro alla catena (fune…) ed alla fine, nonostante ringraziamenti e sollecitazioni per valorizzare in altro modo il coupon, ha vinto il più forte.
Rispetto a MMC sono in evidente fuori allenamento.
Diciamo che la resa è stata facile perchè il doppio tema, click&ride, mi piace troppo.
Messi da parte scrupoli e remore circa l’abbigliamento troppo di germanica boutique (ultima argomentazione per non andare…) parcheggiata la rossa quattroruote giapponese ogni dubbio scompare.
Un argenteo serbatoio brilla a dispetto di un tempo che di primaverile ha davvero poco.
Quel brillio è la miccia che s’accende quando – se ti piacciono le moto – metti da parte le questioni di campanile/marca e non vedi l’ora di possedere l’oggetto.
Non conosco bene le catene britanniche, diciamo che me ne frego dei nomi, ma quella moto lì mi prende subito il cervello.
Con apparente distacco e neanche troppo da vicino, per non compromettermi, la osservo e più la osservo più sento salire la voglia di possederla.
Di scappare dalla location e godermela per cazzi miei alla faccia del ride-test.
Del resto se quel che conta è far scrivere, pubblicare ed incensare che male ci sarebbe.
Anzi.
Un ride alone enfatizza emozioni e fantasia.
Ma qui sono british, ligi all’etichetta ed alle tradizioni.
Bisogna essere educatini.
Ed io quando non conosco la famiglia che mi ospita sono di quelli che si siedono in punta di divano.
Non ho la familiarità per fare come mi pare.
E’ opportuno fare lo scolaretto diligente.
E poi, davvero, non ho familiarità con la catena da troppo tempo.
Vuoi mai che per un motivo qualunque ci scappa il momento del coglione.
Non è il caso.
Diligente e ossequioso, meglio familiarizzare con le catene.
Tre catene.
Tre sconosciute.
Non faccio gerarchie, ognuna ha la sua anima.
Troppo fresca l’amicizia per prendersi confidenze non opportune.
Tre stili di guida diversi, certo, posso dire, qualcuno più da approfondire.
Da conoscere meglio per capire come disegnare le curve perché ci sono differenze tra le scese di catena e di cardano.
Ed anche tra le catene c’è da imparare per tracciare le traiettorie: qualcuna più garibaldina (Bonneville) qualcuna più pennellata (Black Bobber) qualcuna più istrionica (Street Scrambler).
Nessuna delle tre è in foto.
Non me la rischio la Nikon su selle che non conosco.
😉

 
 
*Suzuki 380 Ram Air System.
Sfigheggiare, non scippare.
 
 


 
 
©lucaromanopix – tutti i diritti riservati lrpix e triumph