LA VERIFICA

LETTURE SERALI

DS 3 CAFÈ RACER

Luglio ’19 –
Epilogo. Un ring adorna la mano sinistra.
Aveva ragione l’Americano.
Ma questa è un’altra storia.
Banalmente.

“IL LIBRO” – LA VERIFICA

 

EPISODIO 1 – “Sono arrivata al parcheggio,
ci sentiamo più tardi”.

Disse Lei, dopo aver istruito la sua pedina con dovizia di particolari e congetture sull’incontro aziendale, da poco terminato, in un panoramico posto di quella città.
Lui non fidava del contatto, aveva deciso, da tempo, di passare all’azione con i suoi metodi.
Quale che fosse il posto, ora Lui stava dentro quella automobile francese.
Era sotto il suo controllo, dalla mattina.
Lui, ascoltando, rideva.
C’erano ragionamenti che avevano qualcosa di familiare.
“Ha imparato bene la lezione…”
Lui capì che il contatto aveva seguito un’altra vettura.
Quella del trasportatore.
Quella dove, secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto essere l’uranio.
L’uranio necessario per fare la prova di trasferimento.
Pochi grammi nascosti in prodotti di vario genere, roba innocua, che non da’ nell’occhio.
Anzi, medicine, prodotti che in caso di un controllo della polizia, quella stradale, non l’intelligence, Lei avrebbe potuto dispensare per distogliere l’attenzione degli agenti da altri contenitori nel bagagliaio della nera utilitaria.

Poi, per quattro ore, il telefono era rimasto muto.

Da quando aveva sentito l’ultima conversazione aveva lasciato libera la linea, non poteva permettersi il lusso di lisciare quella chiamata così importante.
Non aveva chiamato neanche il suo Amico milanese, pur di tener libero il telefono.
In quella conversazione aveva avuto già elementi di un certo interesse.
Il contatto diceva che aveva raggiunto il parcheggio convenuto.
Lui sapeva bene con chi stava parlando il contatto.
Certe strategie di controllo delle persone le aveva disegnate Lui ad insaputa dello stesso contatto, la sua forma mentis gli era nota.
Ora stava giocando la partita finale, avrebbe individuato il meccanismo, avrebbe calato la scure.
Il contatto non sapeva che qualcuno stava ascoltando ogni parola e con un cronometro in mano, un Rolex Daytona di rara manifattura, contava i secondi.
Stava ascoltando la telefonata dall’inizio, così, conoscendo il punto di partenza con assoluta certezza perché aveva usato i suoi metodi per la verifica, avrebbe potuto tracciare un cerchio su una vecchia mappa della città e individuare i punti nevralgici dove l’incontro con l’alto funzionario sarebbe avvenuto.
Si era accorto che il trasportatore era un vecchio volpone.
Ma questa volta aveva commesso un errore cedendo al fascino femminile ed era stato individuato.
Era uno, il trasportatore, che lavorava all’antica senza mai comparire ma il padrone del gioco, e della società di facciata, era lui.
Quei due sotto di lui non contavano un cazzo.

Del resto non sempre il sangue del tuo sangue è all’altezza del tuo sangue.

Li faceva giocare per darsi la copertura necessaria e tramare nell’ombra muovendo pedine, meglio se femmine ma soprattutto soldi.
Come, appunto, quel pomeriggio.
Quella era una trappola che Lui aveva ordito da tempo.
Aspettava solo l’occasione.
Quella, adesso, era l’occasione.
Loro, loro tre, ci stavano ormai dentro con tutte le scarpe.
Ora, finalmente, attaccabili.
Erano finiti in una posizione di inferiorità.
Lui, ora, avrebbe avuto il gioco in pugno.
Per sempre.
Lui è uno che non dimentica.
Avrebbe aspettato il momento giusto.
La scimitarra del Sultano avrebbe fenduto l’aria.
Implacabile.

La piccola vettura, compatta ma velenosa grazie ai suoi 130 cavalli ospitati da un telaio rigido e leggero, viaggiava – una volta tanto – a velocità di codice. Lui voleva sfidare il serbatoio e fare un back home senza rifornimento.
130 cavalli quindi per 130 all’ora, sul filo del Codice della Strada.
Un leggero rilascio ad ogni varco del Tutor e poi di nuovo al filo di gas per i 130.
L’acceleratore automatico sta lì, alla sinistra del volante.
Utile ma in Italia, dove genio e sregolatezza la fanno da padrone, quando lo usi è un continuo stacca e “resume” per ritornare a 130.
Troppa densità di traffico, troppa maleducazione stradale, nessuno che capisca i fondamentali come, ad esempio, la distanza di sicurezza.
Ogni volta che ci pensa ricorda di quando, criminale al volante, Lui bussava a due piotte sul paraurti del pirla presidente della corsia di sorpasso non lesto a lasciare il passo.
Lui, allora, aveva sempre fretta.
Doveva tornare ad occuparsi di certe questioni romane che gli procuravano immensa eccitazione, in un mix di erotismo, appagamento mentale e, poi, dopo quell’altra estate, di giochi mortali.
Soprattutto quando una porta si apriva e scopriva che nell’appartamento c’era solo il buio della notte.
Neanche la penombra, buio totale.
A Lei piaceva sorprenderlo così.
E Lui, allora, sapeva che Lei lo desiderava e lo avrebbe, dopo pochi istanti, accolto tra le sue braccia stampandogli le labbra sul collo.
Sulla plancia della francese di Parigi, una DS 3 nella versione speciale ultra-figa-e-ultra-personalizzata, come dicevano quelli del marketing che gliela avevano appioppata per l’ennesima attività di comunicazione (un’altra vettura nera!) la connessione con i servizi Apple colorava la plancia color Créme Parthénon con le icone delle app disponibili.
Aveva appena scoperto che il sistema accettava i servizi di Spotify.
Avrebbe potuto scegliere qualche musica più dura, un bel brano rock tosto, si era annoiato dei Cranberries e di Animal Instict.
Quella era la balduinense colonna sonora della sua ritrovata libertà.
Aveva consumato qualche CD a furia di ascoltarla sul cambio di millennio quando passò da uno stato emotivo ad un altro, nuovo, diverso, opposto, euforico.
Splendido.

Poi RJD ebbe il sopravvento.

Catch The Rainbow divenne la sua colonna sonora…
Morbida musica e rabbia nella voce di Ronnie James DIO.
Quel brano lo esaltava.
Una sintesi di stile di vita, impetuosa, generosa, senza limiti.
Ribelle. 
Da ieri, da sempre, non solo da oggi.

 

Catch The Rainbow.
Ride the sky.
Make it shine.
For you and I.
See the light.
Through the night.

 

Ricordava, di quel periodo balduinense, più i momenti di gioia che quelli di incazzatura.
Ovviamente presenti.
Lei non era una donna facile, le piaceva comandare tanto quanto lui odiava essere comandato, messo in riga.
Lei se ne accorse troppo tardi.
Le curve in salita, la strada era la solita, erano un invito a non alzare il piede dall’acceleratore.
Nemmeno per quelle più secche, destra o sinistra che fossero, ergo la DS 3 Café Racer stava in traiettoria sempre all’esterno con quella facilità con cui indossi una camicia su misura.
Piccola ma velenosa.
Molto divertente quando sentivi che il telaio protestava un po’ perché l’andatura, nonostante il rigore dei 130, era troppo allegra per il progetto del nastro d’asfalto.
Allora ne percepivi il nervosismo, lo scivolamento della gomma.
Una figata.
Una creatura d’acciaio.
La DS 3 gli piaceva proprio per quello scivolamento.
Le ruote anteriori tirano da matti, l’interna la senti che piano piano si alleggerisce e quella caricata tira da morire per portarti fuori della curva con il posteriore che ti segue ossequioso ma che alleggerendosi anche lui ti fa sentire come su una tavola di kite.
Leggero sull’onda.
Leggero in curva.
Ma preciso.
Sterzo fermo in accompagnamento del movimento della vettura.
E lei, la DS 3 va via così con semplicità, in traiettoria perfetta avvicinandosi al rail.
Non servono oltre 500 cavalli per divertirsi.
E’ una questione di rapporto peso/potenza e delle aspettative di chi sta seduto a sinistra con il volante tra le mani ed il cervello collegato per apprezzare la dinamica di marcia e controllare di non esagerare rispetto al quadro della strada.
Alle otto di sera quando la luce dell’estate iniziata da qualche settimana dipinge scenari bellissimi, di morbide sfumature e porta il rinfresco dei venti di terra, sulla plancia della DS 3 Café Racer, si illumina lo schermo.
Entra la scritta “numero privato”.
Lui sa benissimo chi è.
Rallenta.
Accetta la chiamata con il pulsante sul volante.
L’audio è perfetto.
La microspia è messa in un punto strategico e la ricezione delle voci non lascia ombre di dubbio.

 

“Sei bravo, tu hai sempre il dominio di tutte le situazioni”

“Dove metto questa roba, nel bagagliaio…?

 

Voce non familiare ad altre osservazioni ed analisi.
Una brutta voce.
La voce di un boss della mala.

 

“Dove ti pare.
Poi c’è chi scarica tutto…”

 

Scese il buio. 
Capalbio venne superata d’un soffio mentre la trasmissione audio svelava altri aspetti di quel trasferimento avvenuto sotto una apparente astuta copertura.
Forse, con la complicità di Mr. 66K, l’individuo trait d’union tra quella città del contatto (il primo? Forse no… No, no di sicuro…) ed il porto d’attracco della nave.
Si svelavano, così, certi viaggi che, nei mesi precedenti, ventiquattro, erano stati intrapresi per tessere la tela necessaria alla messa a punto della logistica delle forniture.
Passando per giornate al mare a Sorrento.
Una tela che ora per Lui splendeva negli ultimi bagliori del tramonto estivo prima del buio della notte di quel Luglio, un mese che gli piaceva da morire.
Forse perché in quel mese, nel secolo precedente, Lui vedeva la Luce.

“Devo essere più incisiva”
“Non è raggiungibile, forse non ha copertura, forse è al telefono con quel suo amico”
“Meglio, così non devo dare giustificazioni”
“Dimmi dove vado a parcheggiare, sotto casa? Oppure da un’altra parte così prendiamo la tua… dimmi amore”
“Sono nella traversa prima della Nuvola,
ti aspetto lì”

 

BINGO.

 

La Scimitarra può essere sguainata e calare sulle prede.

Gli archi squadrati dei portici della città misero il punto a quel trasferimento con una cena depistante.
Ma Lui era lì fuori, ad osservare e registrare altre, banali, conversazioni.
Non fu sorpreso di trovare Mr. 66K, “l’altro, il trasportatore” era troppo scaltro per compromettersi.
Non era il trasportatore ad aver dimenticato prove inconfutabili nell’utilitaria francese.
Quella nera.
Ora Lui ne aveva avuto la conferma.
Lei aveva già la cassa dell’organizzazione, le serviva per pagare le apparenze e depistare.

L’avvocatessa è al telefono con Lui.

 

“Se hai il coraggio…”

“Certo, ti richiamo”

 

“Ah! Ma sei già arrivato?”

 

“Sì, e ti ho risolto il prossimo fine settimana, anche il successivo e tutti i prossimi della tua vita.”

 

Uscì e non fu seguito.

La Vita gli pareggiò il conto, il debito contratto alle 17:30 del 2 Febbraio 2000 venne, in quell’istante, saldato.

Ma il lavoro di analisi delle situazioni lo ha portato al suo obiettivo.
Lui è soddisfatto ora ha individuato la prima cellula attivata per il trasferimento dell’uranio appena giunto in Europa via Napoli su qualche cargo che gli americani usano come lavatrice dei loro sporchi affari.

Lui ha lasciato la piccola DS 3 Café Racer.

La Range Rover Velar è già carica per il primo viaggio, verso Capo Horn.

E di lì a pochi giorni, lasciate le chiavi della nuova city-car al valet dell’aeroporto, il decollo di un volo di sette ore avrebbe sottolineato la correttezza di tanto lavoro, iniziato anni prima con un’enigmatica, inspiegabile, figura negli specchietti di un’automobile, quelle dell’Essere e non apparire, poi proseguito con il brusco capovolgimento di un telefono maldestramente sbandierato.
Tanti auguri.
25 euri, non era necessario spendere di più.
Non ne valeva la pena.
Le palle, ora, sarebbero state ben in vista.
Mai confondere la gentilezza con la debolezza.
Significa sottovalutare il proprio avversario, soprattutto quando si decide di passare da uno schieramento all’altro.

 

Brucia?

I diamanti sono inscalfibili.

Brillano, e brilleranno, sempre.

 

Libera interpretazione di un test drive e shooting fotografico della DS 3 Café Racer del Luglio/Agosto del 2018. Ogni riferimento a fatti e persone è casuale e frutto della fantasia dell’Autore che declina qualsiasi responsabilità nel caso qualcuno/a dovesse vedersi qui con precisione descritto. Le circostanze, a volte, portano ad una rappresentazione della fantasia molto aderente alla realtà.
E non è neanche detto che la realtà sia una sola visto che questa – la realtà – spesso supera la più fervida fantasia.
Nel caso di una improbabile descrizione di fatti realmente accaduti mi scuso con quanti qui dovessero riconoscersi ma non ritiro la pubblicazione.

Anzi, sarà parte de “Il Libro”.
E ringrazio per l’ispirazione.
Tre copie autografe saranno inviate agli attori.

Luca Romano.

GALLERIA FOTOGRAFICA
DS 3 CAFE’ RACER

 

 

©lucaromano pic/text

 

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WEBSPACE VIDEO PRESS 
DS 3 CAFÉ RACER

 

 

Ndr. Il testo a corredo del set fotografico è una libera, e di fantasia, interpretazione del test drive con la vettura. Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale. Le affermazioni relative al CDS/Codice della Strada in vigore in Italia sono sotto la responsabilità dell’Autore ma nulla hanno in relazione alla sua condotta di guida durante il periodo di prova/demo per la stampa della vettura concessa dal proprietario della stessa. Il testo è parte di un manoscritto più ampio di proprietà dell’Autore. Questo testo è pubblicato in queste pagine web al solo scopo illustrativo del servizio fotografico e non ha alcuna relazione con la sua attività professionale di giornalista. Il testo e le foto sono protette dal diritto d’autore in base alle vigenti leggi e norme. Non è concessa alcuna autorizzazione alla riproduzione se non a valle di eventuale richiesta e successiva valutazione da parte dell’Autore.
Ogni abuso sarà perseguito con determinazione.

CAPO HORN

 

 

“Il Giallo” – Episodio 1, La Verifica,
– Test drive DS 3 Café Racer.
In Tv dal 13 Ottobre al 3 Novembre 2018

 

 

APPENDICE, NON IN TV

http://www.drivelife.it/news/2018/10/14/la-verifica/

Luglio ’19 – Profeta? No, realista, profondo conoscitore delle persone. 
Nota per il lettore: leggere anche questa appendice, è illuminante.

RINGRAZIAMENTI

Come “giornalaio” e trans-media-story-teller, nella mia vita ho incontrato tante persone. Ognuna mi ha lasciato un arricchimento. Comunque positivo, è sempre un’esperienza in più. Nel bene e nel male, nel buono e nel cattivo, in positivo ed in negativo. Tutto ‘sto filotto per dire che c’è sempre da imparare e che gli esami non finiscono mai. Umiltà e trasparenza hanno sempre dettato gli orari della mia giornata e di qualsiasi attività professionale, video, fotografica, giornalistica. La lunga premessa, mo’ è finita, è per dire che mi avvicino alle persone con delicatezza e disponibilità. Non sempre corrisposte, non sempre capite. Specifica, questa, più che necessaria per dare maggior valore alle persone che ho incontrato in questa torrida estate 2018.
Il loro spirito di collaborazione, la dedizione e la disponibilità di queste persone lascerà per sempre un bellissimo ricordo nella mia testa dura.
E con il loro ricordo anche quel sentimento di riconoscenza così raro ormai ma che in me alberga, ed albergherà, fin tanto che sarò capace di respirare.
Questo lungo video è stato possibile proprio grazie a loro ed a qualcuno che non compare in video ma che è stato il tramite per riuscire nell’impresa.
Senza di loro non avrei avuto l’opportunità, non avrei avuto la forza e lo sprone per arrivare fino in fondo.
Grazie.
@Ibis Hotel Styles Roma EUR @CaféTwin @RAW @LauraAmato con “Burnt it down” e quel gran figo di Valerio Da Silva Petrone che nel video recita, inconsapevole, il ruolo di “Lui”.

DISCLAIMER


1/
Ndr. Libera interpretazione di un test drive e shooting fotografico/video della DS 3 Café Racer del Luglio/Agosto del 2018. Ogni riferimento a fatti e persone è casuale e frutto della fantasia dell’Autore che declina qualsiasi responsabilità nel caso qualcuno/a dovesse vedersi qui con precisione descritto. Le circostanze, a volte, portano ad una rappresentazione della fantasia molto aderente alla realtà.
E non è neanche detto che la realtà sia una sola visto che questa – la realtà – spesso supera la più fervida fantasia.
Nel caso di una improbabile descrizione di fatti realmente accaduti mi scuso con quanti qui dovessero riconoscersi ma non ritiro la pubblicazione. Luca Romano.

2/
Ndr. Il testo a corredo del set fotografico/video è una libera, e di fantasia, interpretazione del test drive con la vettura. Ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale. Le affermazioni relative al CDS/Codice della Strada in vigore in Italia sono sotto la responsabilità dell’Autore ma nulla hanno in relazione alla sua condotta di guida durante il periodo di prova/demo per la stampa della vettura concessa dal proprietario della stessa. Il testo è parte di un manoscritto più ampio di proprietà dell’Autore. Questo testo è pubblicato in queste pagine web al solo scopo illustrativo del servizio fotografico e non ha alcuna relazione con la sua attività professionale di giornalista. Il testo e le foto sono protette dal diritto d’autore in base alle vigenti leggi e norme. Non è concessa alcuna autorizzazione alla riproduzione se non a valle di eventuale richiesta e successiva valutazione da parte dell’Autore.
Ogni abuso sarà perseguito con determinazione.